Prima o poi finirà. Ci verranno sei mesi, un anno o due ma dal tunnel della pandemia ne usciremo. Tante altre generazioni hanno vissuto momenti difficili, molti peggio di questo. Il punto però è come ne usciremo. Papa Francesco ci ha ricordato che “da una crisi non si esce uguali a prima: si esce o migliori o peggiori. Dobbiamo scegliere noi.”
Questa riflessione, vero e proprio ammonimento, vale per tutti; popoli e stati, essendo il Covid 19 un’emergenza planetaria. Vale in particolar modo per le famiglie, per i diversi gruppi sociali, per le comunità locali.
Il tema ci porta subito a casa nostra, nessuno può sentirsi esente: “dobbiamo scegliere noi come uscirne”. Possiamo essere passivi, aspettare che passi la nottata, che arrivino magari contributi a fondo perduto più sostanziosi nella speranza che tutto ricominci come prima e che la “gallinella turismo” faccia l’uovo fresco ogni mattina. Oppure cambiare marcia. Costruire il nostro futuro di comunità operosa bellariese ed igeana. In realtà, purtroppo, prevale una strana sospensione, tutto sembra scorrere nella rassegnazione comunale, come se fossimo congelati ad immagine del presepe di ghiaccio di Viale Paolo Guidi.
Quel limbo in cui è caduta la nostra comunità è un foglio grigio a doppia facciata. Da una parte, nella testa di molti, a partire di chi ha le redini della città, tutto ristagna, si rimanda al dopo, convinti che si ritornerà come prima; dall’altra c’è scritto una evidente verità: nulla è fermo, nel bene e nel male tutto è in movimento anche in questi strani giorni. E il segno negativo prevale pesantemente. Decine e decine di imprese sono in ginocchio con tante che non vedranno la Pasqua del 2021; nell’Isola dei Platani i negozi veri si contano sulla punta delle dita; i bilanci delle attività turistiche sono abbondantemente in rosso; c’è tanta cassa integrazione e famiglie in difficoltà. E allora, rifacciamo la domanda: come ne usciremo quando sarà finita, migliori o peggiori?
Se non si sa dove andare ne usciremo peggiori. Peggiori se non si coglie l’occasione: PER ridefinire la nostra offerta di ospitalità ripensando gli spazi urbani; PER modificare radicalmente la viabilità interna sempre uguale e caotica come trent’anni fa; PER innovare gli stabilimenti balneari dove ogni serio miglioramento sembra impossibile; PER rilanciare il porto rimasto un ibrido con quegli assurdi arredi; PER dare un volto moderno alla zona colonie in balia di mille idee e interessi contrapposti; PER riorganizzare la scuola primaria mettendo fine all’assurda presenza di due istituti comprensivi; PER rimettere mano alla macchina comunale asfittica, dove le professionalità sono soffocate per la mancanza di un nucleo dirigenziale in grado di assumersi le necessarie responsabilità, un insieme aggravato da una compagine di giunta insufficiente e assente.
Il tempo del galleggiamento finito. Molti continueranno a prolungarlo, a partire dal sindaco dedito ogni giorno ai piacerini, ai tanti sì di facciata, senza che nulla in realtà cambi mai.
Usciremo certamente dal Covid, il rischio concreto a Bellaria Igea Marina però è di uscirne peggiori.
BUON 2021