“L’estate sta finendo e un anno se ne va”, cantavano i Righeira nel lontano 1985. L’indimenticabile canzone ci ritorna spesso in mente quando s’avvicina il Ferragosto. Il 15 agosto è fatale. L’estate sta finendo. La stagione calda del 2016 sta dunque scandendo le ultime settimane. Si possono già fare i primi bilanci e tracciare un quadro abbastanza preciso su quello che ci lascerà quest’estate. Proviamo a evidenziare gli aspetti più evidenti.
Primo. La stagione fino ad oggi, guardando i numeri comunicati dall’ufficio statistica della Regione e non solo, è stata povera rispetto alle aspettative di molti. Si pensava che l’incertezza dei viaggi all’estero potesse premiare la nostra Riviera, invece i primi conti ci offrono un consuntivo ben diverso. Alla fine i dati ufficiali potrebbero anche pareggiare le presenze rispetto agli anni precedenti ma con periodi di vacanza sempre più corti, legati al solo week-end, e con un calo generalizzato del fatturato del sistema turistico nel suo complesso: dai negozi, ai bar, ai parchi tematici. Insomma stagione scarsa, dove il vero boom non c’è mai stato.
Secondo. Il quadro si fa ancora più incerto e, diciamolo, anche preoccupante, se si guarda sia alla capacità di spesa dei nostri ospiti, sia alla tipologia del turista medio che soggiorna sulla Costa. Sul primo aspetto pesa il lungo periodo di stagnazione economica, non ancora concluso, che ha prodotto un impoverimento del reddito delle famiglie italiane e europee. La crisi si fa sentire: accorcia il tempo di vacanza e taglia le spese non primarie. Ci sono i soldi per l’albergo (dopo aver cercato il prezzo più scontato), per la spiaggia e forse per qualche gelato. Non di più. Per quanto attiene poi il tipo di turista medio che ci frequenta, anche qui le note non sono delle migliori. C’è un innalzamento dell’età media che non è un bel segnale. Le vacanze organizzate per gruppi di anziani, che fino a qualche anno fa erano destinate alla bassa stagione, ora occupano anche i periodi di punta come luglio e parte di agosto. E il costo della vacanza scende, così come scende troppo spesso la qualità del servizio alberghiero. Certo non dobbiamo generalizzare, ma lo scivolamento verso l’equazione “basso costo uguale basso servizio” è sempre più evidente. Lo dicono non solo le statistiche e le offerte web degli alberghi romagnoli, lo si tocca con mano quando si passeggia la mattina lungo la spiaggia.
Terzo. In un quadro difficile per tutta la Costa romagnola, perché negarlo?, c’è un punto debole di fondo: è la presenza di troppe strutture ricettive alberghiere che sono rimaste indietro. Per tanti motivi non si sono rinnovate. Sono sempre più marginali e ormai prede naturali di affittuari mordi e fuggi e di disservizi progressivi. Da una parte c’è ancora un nocciolo duro di ricettività alberghiera che ha continuato a guardare avanti, ha investito, propone una vacanza con una forte caratterizzazione identitaria propria della storia romagnola; dall’altra, però, crescono le strutture che vivono alla giornata, stagione dopo stagione, finché la giostra gira, poi si vedrà. E’ un male profondo che sta aumentando. Bisogna reagire. Chi ha il compito di amministrare la comunità deve provare a proporre indirizzi, incentivi, soluzioni specifiche e mirate sia su scala comunale che di politiche turistiche quantomeno regionali.
Quarto e ultimo aspetto da valutare. Se il livello del turismo si abbassa in termini di quantità e di qualità, con una tendenza che non può lasciare tranquilli, anzi deve allarmarci, domandiamo ai nostri amministratori, alla nostra giunta, al nostro sindaco, siamo sicuri che bisogna rinunciare alla carta della darsena e con essa al diporto turistico, alla portualità ben organizzata, alla marineria come fonte di identità e di nuovo appeal turistico? Siamo certi che bastino un po’ di luci colorate, di fontane spruzzanti, di panchine moderne, di arene per spettacoli, per rilanciare la parte più importante di Bellaria Igea Marina che è il porto?
Pensiamoci bene, poi ne riparleremo. Intanto buon Ferragosto