Più verde per una città più sostenibile

di Stefano Balestri

Un articolo comparso sul Corriere della Sera di sabato 28 maggio 2018, ci spinge ad alcune riflessioni sul verde urbano, facendo seguito a quanto già scritto su Ottopagine qualche mese fa. L’articolo ha come titolo “Gli alberi sfrattano parcheggi”, che risulta di primo impatto fuorviante, pensando all’importanza dei parcheggi nel tessuto cittadino, ma andando avanti nella lettura ne comprendiamo meglio il senso.

Si tratta del progetto dell’architetto Stefano Boeri dal titolo “Forestazione urbana” che in accordo con il Comune di Milano, prevede la piantumazione di tre milioni di nuovi alberi a Milano e periferia nei prossimi dodici anni. In pratica nell’area milanese si passerà dagli attuali 10 milioni ai 13 milioni di alberi, capaci di assimilare 5 milioni di tonnellate di anidride carbonica all’anno, l’80% di quella prodotta in città. Inoltre viene previsto un aumento dei cosi detti “tetti verdi” che coprono Milano per un milione di metri quadri si tenderà a portarli a 11 milioni. E’ una tecnologia piuttosto diffusa nei Paesi del Nord Europa cioè la copertura del tetto degli edifici con un tappeto erboso e elementi vegetali. Il tetto verde consente un abbassamento della temperatura dell’edificio fino a 4 gradi, consentendo un notevole risparmio energetico sull’ uso dei condizionatori e conseguentemente di inquinamento: i tetti riflettono il calore invece di assorbirlo.

Negli anni 2000-2001 la FAO e la IUFRO ( l’Unione internazionale delle organizzazioni di ricerca forestale) introducono l’espressione “Urban forest” arrivando successivamente al concetto europeo di “ foresta urbana” : “Alberi che crescono in un’area urbana in funzione del loro valore paesaggistico, per ricreazione includendo alberature stradali, viali, giardini, parchi, aree private e pubbliche a vari usi destinate”.

Ricordiamo come gli alberi nelle città e nelle arre limitrofe attraverso cinture boschive, offrano un contributo considerevole all’eliminazione della CO2 , alla prevenzione della siccità e al dissesto idrogeologico. Inoltre l’innalzamento delle temperature può essere notevolmente mitigato dal verde urbano. Ad esempio alberi intorno agli edifici possono contribuire fino al 30% nella riduzione dell’aria condizionata o proteggere dal freddo riducendo il consumo del riscaldamento. Senza dimenticare che attraverso la presenza di molto verde si potenzia anche la biodiversità arrivando ad un riequilibrio notevole della flora e della fauna.

A questo punto dobbiamo rivelare alcune note dolenti che riguardano Bellaria Igea Marina. Cosa è stato fatto dall’attuale Amministrazione in dieci anni di governo per rendere la nostra Città più verde con gli indubbi benefici che ciò avrebbe comportato? Notiamo che il verde pubblico è rimasto quello di dieci anni fa con qualche diminuzione, vedi Via Costa. Ci sono ancora spazi all’interno del tessuto cittadino per potenziare il verde già esistente? La risposta è sì. Pensiamo al Viale Panzini un asse centrale della viabilità cittadina. Dal passaggio a livello della Cagnona a San Mauro Mare vi sono delle piazzole spartitraffico tra la strada e la pista ciclabile prive di alberi e cespugli che c’erano quando negli anni ’80; è stato realizzato il nuovo arredo urbano, poi in anni più recenti si sono seccati e non sono stati più ripiantati. Perché non realizzare lì una significativa piantumazione? Ancora: l’argine della ferrovia, sempre sul Viale Panzini ha una buona presenza di vegetazione, ma che in alcuni punti dovrebbe essere integrata, anche perché alcune essenze, dopo più di trent’anni, mostrano segni di sofferenza. Rimanendo sempre sull’asse ferroviario all’altezza del ponte che porta sul lato di Igea c’è, tra la strada e la ferrovia, un ampio terrapieno lasciato a rovi e sterpaglie, perché non renderlo più accogliente piantando cespugli di oleandri e alloro?

Spostiamoci poco più avanti ed ecco lo spiazzo sterrato adibito a parcheggio anche di autobus, limitrofo a Via Properzio: anche lì una buona piantumazione all’interno lo renderebbe meno assolato d’estate, migliorandolo anche esteticamente e permettendo nel contempo il parcheggio. Auguriamoci che dopo l’estate si proceda a piantare alberi ed essenze vegetali nel nuovo arredo lato Igea del porto. Ora si presenta come una plaga desertica.

La situazione di Igea a mare della ferrovia è sul versante ambientale fortemente compromessa dalla intensa cementificazione dei decenni precedenti (e a pensare che Belli, il fondatore, l’aveva pensata come un oasi verde attraverso la realizzazione di una pineta!); ma anche qui si potrebbe intervenire. Il marciapiede lato spiaggia è molto stretto e in alcuni tratti praticamente inesistente. Occorre ripensare tutto quel tratto, ma anche una rimodulazione del marciapiede compatibilmente con gli spazi ristretti esistenti per la presenza di numerosi chioschi, permetterebbe la collocazione di alberature e vegetazione resistente al clima marittimo che dalla zona del Polo Est arrivi fino all’altezza della rotonda con la statua di Igea che darebbe un’immagine ambientale migliore della attuale. Ancora sul lungomare dal Circolo velico al Sol et Salus, con la sola interruzione data dalla presenza di alcune colonie e della Casa di riposo “La Marina”, potrebbe rappresentare un primo stralcio per una valorizzazione della Zona Colonie, lasciata da troppo tempo in uno stato di deprimente abbandono. Attraverso una “cintura verde” ( vedi lungomare di Cesenatico) utilizzando lo spazio del vecchio marciapiede e di una striscia di spiaggia. Sempre in zona, il Parco Pavese versa in uno stato di abbandono con alberature in decadimento, senza aver realizzato, in questi anni, un efficace rimboschimento e una sua valorizzazione offerta dalla presenza di giochi per i bambini e di un percorso ginnico-sportivo.

Spostiamoci alla Cagnona. Qui sarebbe una iattura se l’area ex Aquabell fosse lasciata alla cementificazione. Questo sito rappresenta un vero polmone verde per quel quartiere già fortemente edificato lungo la Via Savio. Destinarlo a parco, eventualmente con piscina coperta e strutture per lo sport e il tempo libero, darebbe pregio al quartiere e alle strutture turistiche presenti. Lo stesso varrebbe per l’area della vecchia fornace. E altro si dovrebbe fare.

Un cambio di passo sul versante ambientale, nella nostra Città, è quanto mai urgente e necessario; che dovrà comprendere anche un altro aspetto essenziale: quello di una “mobilità sostenibile”. E anche su questo tema varrebbe la pena aprire una discussione e avanzare proposte.