Gianfranco Maris “Per ogni pidocchio cinque bastonate” – Mondadori
Leggere il libro di Gianfranco Maris, “Per ogni pidocchio cinque bastonate”, ci introduce a varcare quei cancelli dei lager nazisti (qui siamo a Mauthausen) che milioni di persone hanno attraversato e tra indicibili tormenti hanno trovato la morte. Nell’introduzione Maris scrive: “Non so se e non so quando avrei potuto resistere. Ero rimasto a Mauthausen 265 giorni. Eravamo partiti in 290. All’arrivo delle truppe alleate solo 137 di noi erano ancora in vita, Avevo ventiquattro anni e avevo già visto tutto l’orrore del mondo.” Maris, con una scrittura semplice ma pregnante ci immerge nell’universo concentrazionario del lager. Questo universo di orrore avevamo già imparato a conoscerlo, tra gli altri, con Primo Levi, nella testimonianza di Liliana Segre e nel toccante documentario di Walter Veltroni “Tutto davanti a questi occhi” del superstite Sami Modiano. Maris si aggiunge alle numerose testimonianze da dove, ancora una volta, emergono episodi disumani come quello che dà il titolo al libro. Se al quotidiano controllo dei pidocchi sui propri abiti, al prigioniero ne sfuggiva anche solo uno e alla successiva ispezione del kapò questo era scoperto, veniva punito con cinque bastonate. Maris fu trovato con cinque pidocchi e per lui le bastonate furono venticinque.
Apparentemente ci sembra che ormai sulla tragedia dei lager ci sia poco da scoprire, grazie alle testimonianze orali e scritte dei sopravvissuti, ma forse non è così e il libro di Maris ce lo indica. Probabilmente ci potrebbe essere un libro di testimonianze per ogni sopravvissuto perché la storia di ognuna di quelle persone, pur con i tratti comuni dell’inferno contracezionario, conserva elementi peculiari che ne fanno storie diverse le une dalle altre.
Gianfranco Maris riporta con costanza nelle pagine del libro un aspetto importante: quello della solidarietà tra i prigionieri. E la sopravvivenza della solidarietà nell’inferno del lager, rappresenta la più grande sconfitta dei nazisti, loro che volevano annientare tra i reticolati del campo ogni barlume di umanità.
Ecco l’umanità solidale che nonostante tutto lì dentro sopravvive e ne è il tratto saliente del libro di Maris. A riprova di questo, nel XIV capitolo, intitolato “A futura memoria” l’autore ci riporta l’appello giuramento del 16 maggio 1945 in occasione del rimpatrio del primo contingente dei deportati di Mauthausen, dove tra l’altro si legge “. . . vogliamo conservare nella nostra memoria la solidarietà internazionale del campo e trarne i dovuti insegnamenti e percorrere una strada comune quella della libertà indispensabile di tutti i popoli, del rispetto reciproco, della collaborazione nella grande costruzione di un mondo nuovo, libero, giusto per tutti”.
Dalla lettura traspare una passione civile per i capisaldi della democrazia e la dignità dell’uomo da salvaguardare sempre.
Stefano Balestri
NOTA BIOGRAFICA
Gianfranco Maris ( 1921- 2015 ) è stato partigiano, senatore del Partito comunista e membro del Consiglio superiore della Magistratura. Inoltre ha presieduto l’Associazione nazionale ex deportati politici nei campi nazisti, presidente della Fondazione Memoria della Deportazione e vicepresidente dell’ANPI.