Cari lettori, speriamo di non annoiarvi. Vorremmo cambiare argomento, ma la telenovela dell’arenile sembra non avere fine. E’ una questione talmente aggrovigliata, per come è stata gestita, che più la si rigira più si attorciglia. Direte che siamo i soliti criticoni, con il vizio di considerare il bicchiere vuoto. A dir la verità ci proviamo a guardare il bicchiere, sperando che almeno sia “mezzo vuoto”, ma no, è proprio vuoto!: non c’è nulla, se non lo smarrimento di chi ci amministra.
Sì, perché la confusione regna sovrana nel Palazzo comunale.
Lo diciamo oggi 28 marzo dell’anno del Signore 2017: sulla spiaggia in Comune sono talmente in uno stato confusionale, a partire dai funzionari dirigenti, che fra “legittima preesistenza” e “autorizzazione paesaggistica”, non sanno più cosa fare. I bandi non usciranno a breve, e chissà veramente quando. Non sanno cosa dire ai bagnini che hanno ingenuamente abbattuto giochi, gazebo precari, campi di bocce e pedane. Per Pasqua sarà ancora tutto sottosopra.
E questo caos abbraccia non solo la parte più vecchia degli stabilimenti, zona Cagnona e Igea Marina, ma anche quella, rinnovata da qualche anno, di via Colombo. Per incapacità, gli stabilimenti balneari compresi i chioschi-bar si trovano sotto scacco, stritolati fra il nuovo Piano dell’Arenile, la Bolkestein e la Sovrintendenza. C’è un corto circuito che finirà probabilmente nei tribunali della Repubblica e, peggio ancora, nella carenza dei servizi di spiaggia fin dalla prossima estate.
Eravamo stati facili profeti nei mesi scorsi come Ottopagine e Associazione Amici di Bellaria Igea Marina nello scrivere che si era imboccata una strada sbagliata, oggi le nostre previsioni sono superate dalla realtà.
Non ci resta che usare l’efficace frase di Ennio Flaiano: la situazione è grave ma non è seria.