Leggiamo sulla stampa che a due attività economiche, il ristorante La Baracca e il bar Arlecchino, è stato comunicato di abbattere dopo l’estate la propria struttura per collocarsi in altro posto, si spera sempre lungo il canale. Non si sa esattamente. Il comune ha annunciato che s’interverrà col progetto di sistemazione del porto anche sul lato Bellaria e, quindi, chi oggi è ubicato sull’area demaniale dovrà traslocare per trovare una sistemazione diversa.
Non mettiamo in discussione la facoltà del Pubblico di intervenire sulle sponde demaniali per rendere più bello, speriamo, il porto canale. E’ una scelta amministrativa. Non vogliamo entrare nel merito del progetto, lo faremo nei prossimi giorni con uno sguardo specifico.
Desideriamo però sollevare una questione che a noi sembra di fondo.
E’ possibile che su un intervento così costoso e sensibile, che va dalla “via Ravenna ai moli foranei”, dal costo di 3 milioni di euro, trovati vendendo i gioielli di famiglia come le azioni Hera, non ci sia mai stato uno straccio di confronto pubblico vero con i cittadini e con le zone direttamente coinvolte? E’ possibile?
Tutta la manfrina dell’Urban Ground (titolo orrendo e quasi intraducibile) messo a capo degli interventi pubblici che investono il porto canale, non avrebbe avuto più senso urbano e comunitario se avesse coinvolto la partecipazione dei bellariesi e igeani? Ma non la partecipazione passiva di una serata al palazzo dei congressi, come quella della scorsa estate, dove fra immagini colorate e roboanti dichiarazioni si annunciava la “piccola rivoluzione” sull’area del porto; oppure, peggio, l’ipocrita dichiarazione del sindaco di “un ampio percorso di confronto con chi opera nell’area…”; bensì con un progetto chiaro nella proposta, solido nella strategia, aperto ai contributi critici dei cittadini, delle forze politiche, degli operatori. E tutto ciò non per amore populista della partecipazione, non per frenare, ma perché caro sindaco e cara giunta pro-tempore tutta l’area del porto canale che va dalla Ravenna ai moli foranei, appunto, ha un ruolo così importante e strategico per il futuro del nostro paese che non può essere giocato nelle segrete stanze del cerchio della giunta Ceccarelli e di qualche suo fiduciario.
Non c’è stato confronto in consiglio comunale, non c’è immagine pubblicata del progetto, ci sono le due delibere di giunta, una che approva il progetto preliminare e l’ultima del 28 dicembre 2016 che approva il progetto definitivo (Zona a mare della linea ferroviaria – lato Igea Marina) per una spesa complessiva di 1,6 milioni di euro.
Sappiamo solo dal Verbo ascoltato al Palacongressi lo scorso luglio che ci saranno: “ristoranti e vedute con eleganti pavimenti in legno, terrazze panoramiche, chiringuito, sponde fluviali antiesondazione, fontane colorate …” e chi ne ha più ne metta. Ma il porto, la marineria, la nautica, l’area della colonia Roma, la darsena e il diporto turistico, la nuova viabilità dove sono? O tutto è morto e basta un po’ di arredo urbano, bello o brutto che sia, per pensare al futuro della città? Vedremo. Intanto, cari cittadini, godiamoci le sorprese.