ARENILE: NO AL CAOS E ALL’INCERTEZZA, LE NOSTRE PROPOSTE

[Riceviamo e pubblichiamo con piacere il comunicato dell’Associazione “Amici di Bellaria Igea Marina”]

L’assemblea pubblica convocata dal Comune la sera del 21 marzo lasciava presagire qualche rondine di primavera per la nostra spiaggia. Purtroppo non è stato così. La situazione rimane molto incerta, aggravata dall’avviso del sindaco che si partirà con i bandi per le nuove concessioni fra pochi giorni. Il pasticcio sembra non trovare vie d’uscita. L’impressione che abbiamo ricevuto dopo aver ascoltato, è che siamo dentro a una scommessa, o forse, addirittura, allo sbando. C’è molta preoccupazione. Il rischio non è solo quello di contenziosi che finiranno in tribunale, ma del caos vero e proprio su una parte sensibile dell’offerta turistica della città.

Invitiamo il Comune a pensarci ancora un po’ prima di inoltrarsi sul sentiero incerto e pericoloso dei bandi. Chiamiamoli col loro nome per cortesia, evitando l’eufemismo della cosiddetta evidenza pubblica: stessa cosa!

Siamo tutti convinti che la spiaggia debba rinnovarsi. Abbiamo denunciato nei mesi scorsi l’insufficiente qualità di servizi offerti dai nostri stabilimenti. Il punto vero però e fare le cose per bene e non abbandonarsi alla confusione a cui si aggiungono incertezze su incertezza.

Allora ricapitoliamo e vediamo, secondo noi, come uscire da questo pantano.

Ha sbagliato il sindaco e la sua giunta ad aprire la battaglia per le nuove concessioni sull’arenile per farne il primo esempio nazionale d’applicazione della Bolkestein, senza capire bene su che scenario muoversi. Diamogli la buona fede, la voglia di fare, ma diciamolo: hanno preso un granchio, fregandosene del quadro nazionale e finendo in un cul-de-sac, con il grave pericolo di mettere in ginocchio la nostra organizzazione di spiaggia invece di qualificarla.

La strada da seguire non è quella espressa in modo concitato ieri sera dal sindaco che afferma: “faremo i bandi e chi non è in regola rischia di rimanere fuori”, ma bensì quella che, guarda caso, la stessa amministrazione di Bellaria Igea Marina ha evidenziato in risposta a un’interpellanza di un consigliere di minoranza, al riguardo di una concessione su cui si erano chieste notizie. A questo fortunato è stata rilasciata nel 2015 una autorizzazione fino al 2020 con la motivazione: “tenuto conto di quanto disposto dalla Stato con l’art.1, comma 18, del D.L. n. 194/2009, convertito nella legge 25/2010 e successive modifiche… , tutte le Concessioni demaniali marittime trovano proroga automatica fino al 31.12.2020Giusto. Giustissimo. Sappiamo ora, al di là dei proclami passati, che chi dimostra di avere le carte in regola può avere la concessione fino al 2020 e solo dopo, come avverrà per tutte le altre coste d’Italia, partiranno i bandi per le nuove concessioni!!

Si dirà: come fare per essere in regola dove in molti casi vi sono cabine e chioschi nati prima del 1967, quando non esisteva la licenza edilizia e vi era solo la capitaneria di porto che controllava l’occupazione del demanio? I pochi documenti d’allora spesso sono andati distrutti. Certo occorre cercare bene nei cassetti (come ha suggerito Ceccarelli all’assemblea pubblica) ma sappiamo che poco c’era e poco si trova del passato. Come certificare perciò la legittima preesistenza? Basta rivolgersi alla Aerofototeca Nazionale (AFN) dell’ICCD (Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione) che è il maggiore archivio aerofotografico civile d’Italia. Ente nato nel 1959 proprio per fornire, fra l’altro, supporto conoscitivo e tecnico alle Soprintendenze nella loro attività di tutela sul territorio. Oppure direttamente all’Istituto Geografico Militare dove sappiamo esservi delle foto aeree del nostro arenile dai primi anni ’50 fino ai giorni nostri. Con quelle foto ufficiali molti, se non tutti, soprattutto in zona Cagnona, rimasta tale nel tempo, potranno dimostrare la preesistenza legittima dei manufatti con i quali da oltre mezzo secolo si svolge l’attività di spiaggia.

Se dunque si potrà codificare la legittima preesistenza dei manufatti cabine e chioschi-bar esistenti prima delle norme che hanno regolamentato l’autorizzazione paesaggistica (vedasi codice dell’ambiente, decreto legislativa n.42 del 2004, artt.146 e 167), scatta la logica, corretta, che già l’amministrazione comunale a firma del dirigente Bonito ha evidenziato nell’autorizzazione sopra citata. Autorizzazione suffragata dalla delibera della giunta comunale n.171 del 22 ottobre 2013, e cioè: “Di stabilire che in caso di proroga delle concessioni demaniali marittime con finalità turistico ricreative, tale atto dovrà essere formalizzato tramite il rilascio di un provvedimento ricognitivo sul quale indicare sia gli estremi del titolo demaniale scaduto, che il richiamo della normativa che ha disposto la validità dello stesso al 31/12/2020, oltreché all’indicazione della misura del canone annuale…”.

Come si vede basta essere conseguenti a quello che si è scritto e indicato negli atti. Senza giravolte o forzature. Tanto più che, diciamola tutta, se partissero i bandi con l’obiettivo, già detto, di voler realizzare anche il lungomare cha va da piazzale Kennedy a via Italia nessuno saprebbe cosa fare, come fare e cosa proporre. Tanto meno il comune.

Progettare in maniera esecutiva un passaggio pedonale di 5 metri per oltre un chilometro in quella zona di demanio comunale a ridosso di alberghi, di piccole proprietà e di stabilimenti balneari con una profondità limitata dell’arenile, è compito primario della progettazione pubblica e di un’attività di coinvolgimento e persuasione tipica di una Amministrazione comunale, non di approssimazione delegata con i bandi.

Insomma, proviamo a raddrizzare la partita, c’è ancora tempo. Si eviti per carità di fare altri danni.