Il paragone forse è un po’ azzardato e pretenzioso, ma forse possiamo trarre qualche insegnamento da quello che sembrava fino a poche settimane fa impossibile a livello nazionale.
E’ innegabile oramai a tutti gli osservatori interni alla città, ed ancora di più esterni, che Bellaria Igea Marina oramai vive in un limbo fra un passato di innovazione e trasformazione ed un presente di navigazione a vista nella nebbia dei desiderata mai realizzati.
Sono trascorsi più di 30 anni dalle ultime trasformazioni turistiche che hanno fatto staccare alla città un diritto di rendita oramai giunto al termine; ci sono stati dei timidi tentativi di fare qualcosa, ma nulla che abbia lasciato il segno.
Le altre città della costa romagnola al contrario hanno fatto passi da giganti nella rigenerazione urbana, nell’offerta turistica, nella cultura ed in tutto ciò che trasforma il nostro turismo nella nostra “energia pulita” più importante.
Un fallimento condiviso fra tutte le forze politiche che si sono alternate al governo della città, una presa di coscienza mai avvenuta, mai affrontata con al centro un modello del consenso immediato e delle tifoserie che ha ingessato ed impedito il sano confronto sulle idee e strategie da mettere in campo per il “Bene della Citta”.
Forse qualcuno dovrebbe rendersi conto che siamo realmente ad un punto di svolta, non della scena politica ma della credibilità della politica.
A Bellaria Igea Marina non abbiamo la possibilità di avere un Presidente della Repubblica che ci richiama al nostro senso di responsabilità, ma esistono tante persone delle associazioni, della politica e della società civile che si rendono conto che c’è qualcosa che non va, che la città ha bisogno di uno scatto in avanti, di idee fresche e nuove, di capacità e competenze.
Ma soprattutto dobbiamo sapere che questo sarà l’ultimo treno da prendere, restare fuori e non intercettare i fondi del Recovery Found, non presentare progetti innovativi e condivisi condannerà per sempre Bellaria Igea Marina al suo lento declino e all’incapacità di competere nei prossimi anni accontentandosi del suo ruolo sempre più marginale ed incolore sulla riviera romagnola; e a nulla serviranno la fidelizzazione e le capacità dei nostri operatori turistici che in questi anni hanno fatto sentire meno evidenti le mancanze del sistema pubblico.
Un’ultima occasione per tutti, per chi ha responsabilità di governo e per chi fa opposizione, ma soprattutto per chi si rende conto che i prossimi due, tre anni saranno irripetibili ed unici e che non verrà perdonata l’incapacità e l’incompetenza del “ va tutto bene” o del “ continuiamo così”.
Marco Borroni