I pochi pescatori rimasti a Bellaria sono sul piede di guerra. La frustrazione è tanta. Dopo la beffa del mercato ittico che non è un mercato ittico, bensì una banale pescheria, ora il comune, dopo aver impedito la vendita sui banchi del porto, vorrebbe abbattere anche la modesta costruzione rimasta. Nulla deve rimanere dei vecchi banchi per la vendita del pesce costruiti all’inizio degli anni Novanta in sostituzione del mercato comunale collocato in via Rubicone (lungo porto) già allora del tutto inutilizzato. Insomma, piove sul bagnato. A errore si aggiunge errore. C’è qualcosa d’illogico è incomprensibile in questa vicenda che a guardarla bene non è solo un macroscopico spreco di danaro pubblico, ma potrebbero esserci anche responsabilità, di diverso tipo, degli attuali amministratori pubblici.
Ma andiamo per ordine e ricostruiamo i passaggi di una storia poco edificante. La novella giunta Ceccarelli da poco insediata si lancia per realizzare un’opera importante per i pescatori locali e procedere alla cosiddetta “riqualificazione del porto canale, nel tratto compreso tra il ponte della linea ferroviaria e la via Ravenna”. E come spesso accade per chi non ha una visione chiara di che cosa serva realmente, parte in quarta senza pensare e senza ascoltare chi già allora, anno 2011, ricordava che non aveva senso costruire a Bellaria Igea Marina un “Mercato Ittico all’ingrosso per la Produzione dei prodotti della pesca“, sia perché il pescato locale era da anni di modestissime quantità, sia perché è già difficile tenere in piedi i due mercati storici del territorio romagnolo come quello di Cesenatico e di Rimini che registrano ben altro bacino di produttori, sia perché, infine, una tale struttura non può essere dedicata prevalentemente alle vongole e alle cozze, le quali come ben sappiamo hanno un percorso di vendita tutto loro, a cui serve soprattutto un centro di raccolta come tanti ce ne sono in giro, di natura privata, da Ravenna a Cattolica. Tuttavia, nessuno ascolta: “il Mercato Ittico sa da fare”.
Per chiudere il cerchio di una scelta così sproporzionata si è utilizzata anche la generica motivazione che i vecchi banchi avrebbero avuto dei problemi igienico-sanitari, senza però mai dire chiaramente quali essi fossero! Basta la parola. Avanti così! Nulla sono valse le contestazioni motivate e la richiesta dei pochi produttori di poter comunque continuare a vendere la piccola quantità giornaliera di pesce sui banchi all’aperto di via Rubicone come da anni avveniva. A niente è servita la loro disponibilità di farsi carico degli interventi necessari per dotare quei banchi di ulteriori requisiti igienico-sanitari. No, bisognava andare a monte della ferrovia. Trasferirsi in un nuovo e moderno “Mercato Ittico all’ingrosso”. Ma per chi? Per quale pescato? Per le lumachine, le vongole, le cozze? Non funziona, nessun vantaggio per la generalità dei piccoli produttori. Funziona forse come pescheria. Ma una pescheria non è un “Mercato Ittico”.
L’impressione è che si è realizzato un surrogato di Mercato Ittico nell’area a monte della ferrovia, in zona via dei Saraceni, per giustificare quel ponte, quasi inutile considerato il costo, che da via Torre collega le due sponde dell’Uso. Nella puerile convinzione che così, magari, si riqualificasse anche il porto-canale. Sta di fatto che oggi ci ritroviamo con un’opera pubblica destinata alla pesca locale che è diventata una semplice pescheria con annesso centro di raccolta molluschi, costata 450.000 euro; con dei banchi lungo via Rubicone messi fuori uso con la volontà addirittura di abbattere ciò che è rimasto; con i pescatori mobilitati che stanno raccogliendo le firme per difendere il piccolo e tradizionale posto di vendita del pesce; con un’interpellanza del consigliere regionale Giorgio Pruccoli che chiede chiarezza e con due interpellanze in consiglio comunale, una del Movimento 5 Stelle e una del PD.
Vedremo come finirà. Per ora l’unica cosa certa è che il “Mercato Ittico alla produzione della pesca di Bellaria Igea Marina” non è decollato. Di fatto non c’è. Anzi c’è qualcosa d’altro. Qualcuno dovrà risponderne.
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