La situazione è grave ma non è seria. Non si può non partire dall’aforisma di Flaiano per parlare dei chioschi-bar chiusi in piena stagione estiva.
Sì la situazione è grave, molto grave. E il comportamento del comune è insufficiente, non è serio. Sembra un dispetto. L’esplosione di una bomba da sempre sottovalutata e nascosa sotto il tappeto sperando, forse, che non esplodesse.
Ma la bomba è esplosa. A tutt’oggi cinque chioschi sono chiusi, e altri erano in procinto di esserlo se non fosse intervenuta la sentenza del giudice che ha ritenuto penalmente superate (prescritte) una serie di contestazioni edilizie fatte dagli uffici comunali.
Ci troviamo così con una parte consistente dell’offerta di spiaggia del litorale bellariese che è priva dei servizi di bar e di piccola ristorazione e offre la brutta immagine di una spiaggia monca, con chioschi chiusi e turisti che se desiderano un caffè, una birra o dell’acqua minerale devono muoversi per centinai di metri o ritornare in albergo per dissetarsi. Per fortuna i tedeschi sono rari o assenti altrimenti altroché “mamma guarda come mi diverto in Romagna”.
La cosa è grave, gravissima e molto seria. In questa vicenda sembra esserci un misto di leggerezza e d’incompetenza da parte dei nostri amministratori, a partire dal sindaco. Il quale, bello bello, ha avuto l’ardire, in una riunione con le categorie economiche svoltasi in aprile, di pronunciare, con fare minaccioso, la seguente frase: “è probabile che quest’estate qualcuno non apra” riferendosi in particolar modo ai bar di spiaggia. Il problema era perciò noto. Già lo scorso anno a qualche chioschista era stato notificato che “l’immobile non risultava conforme alle normative vigenti in materia urbanistica” assegnando un certo numero di mesi affinché la struttura potesse mettersi a posto. Così com’è ben noto che tutta la fascia di spiaggia che va da piazzale Kennedy fino alla Cagnona si trova in uno stato di precarietà storica non solo dei chioschi-bar ma anche, con tutta probabilità, degli stabilimenti balneari: tettoie varie non autorizzate, vecchie cabine, zone utilizzate a vari scopi con soluzioni, posticce, poco congrue con una seria organizzazione urbanistica. E allora? Come mai non si è intervenuti nei mesi invernali, a bocce ferme, per studiare e definire, insieme, pubblico e privati, soluzioni coerenti? Come mai tutto è stato lasciato alle incomprensioni, ai ricorsi, a minacce velate e meno, al patatrac? C’è incompetenza da vendere. C’è approssimazione. C’è il solito film, sempre più riproposto, dei nemici e degli amici. Così non va bene. Occorre darsi una regolata e per primo lo deve fare chi ha il dovere di servire la comunità con modestia, serietà e disponibilità verso tutti.
Per ora, inizio giugno 2016, vi è solo il brutto vedere di un disservizio balneare che rende ridicola un’intera comunità turistica.